A Sellano, in Valnerina, nel cuore dell’ Umbria sorge il bellissimo relais di design, il Convento di Acqua Premula, con piscina, SPA e campo Padel. All’interno il sofisticato Ristorante “La Foresteria” con proposte gourmet e cantina superba.
Il Convento, situato sul versante sinistro della Valle del Vigi nel Comune di Sellano, prende il nome da una antica sorgente, Acqua Premula, utilizzata per secoli nella calcolosi, malattia chiamata dalla popolazione del luogo premiti.
Intorno all’anno 1000, nella villa sorgeva l’oratorio di una cella monastica dedicata a San Nicola di Bari, culto introdotto in Valnerina dai monaci siriani ed orientali (San Nicolaus Acquae Premulae vel Primulae Vallis Vigi).
Sin dall’alto Medioevo, si hanno notizie di una intensa vita monastica in questo luogo, sotto la guida di un Abate. Da questo derivò non solo un consistente sviluppo delle attività economiche e degli insediamenti, ma anche un incremento dell’ordine ecclesiastico, favorendo la nascita di nuove sedi pievane.
Successivamente, nel 1115, il Vescovo di Spoleto, Enrico Gualfredo, donò l’oratorio, comprensivo dei possedimenti e dei diritti decimali, all’Abate benedettino Leto; l’oratorio passò così ai Monaci Benedettini di Sant’Eutizio di Valcastoriana. Conferma dell’avvenuta donazione si ha in una Bolla del Vescovo Bartolomeo Accoramboni del 1253 e nel 1424 da Papa Martino.
Risalgono al periodo benedettino la cripta del secolo XII e la chiesa romanica. A metà del XVI secolo, i Benedettini donarono la chiesa ai frati Cappuccini. Le prime testimonianze risalgono al 1568. I Cappuccini, a partire dal 1624, costruirono il Convento accanto alla chiesa esistente. Ultimati i lavori, il luogo prese il nome di Convento di Acqua Premula, su disposizione del ministro provinciale.
La ristrutturazione proseguì fino al 1652, quando Papa Innocenzo X proclamò una soppressione provvisoria causa l’esiguo numero dei frati. Con molta probabilità il Convento si ripopolò nel 1655, immediatamente dopo la morte del Papa.
Nel 1663, interventi strutturali rilevanti riguardarono l’orientamento e, quindi, l’ingresso della chiesa, l’abside, nonché la costruzione delle due cappelle laterali. Seguì la realizzazione dell’arco del Sancta Sanctorum e i pilastri della volta nel 1673. Altri lavori, non documentati, seguitarono, presumibilmente fino alla soppressione napoleonica.
In Visita Lascaris del 10 settembre 1713, Mons. Lascaris, allora Vescovo di Spoleto, ricordando le origini di San Nicola di Acqua Premula, riferisce che in quell’eremo, alla fine del V secolo, vi si era rifugiato San Severino, prima di assumere la dignità episcopale.
I registri dell’antico Convento ci tramandano numerose notizie sull’assidua frequentazione di questi luoghi da parte di chierici e laici per bagnature o per passare le acque. Un decreto datato 24 novembre 1789 conferma le numerose visite al Convento per “passare […] le acque, credute salubri”. Inoltre, un successivo decreto del 16 dicembre 1842 ribadisce il divieto di ricevere ulteriori visitatori, ordinando perfino la completa distruzione dei “bagni in guisa” e “passaggi delle acque”.
La vita del Convento cessò con l’abbandono dopo la soppressione del 1866. Due soli frati rimasero come custodi fino al 1884. La proprietà dello stesso passò, quindi, al Comune di Sellano; quest’ultimo, nel 1895, lo alienò ad un notaio padovano. Successivamente, nel 1915, venne acquistato da due abitanti del luogo e, infine, negli anni sessanta divenne di proprietà della famiglia Tulli.
Il Restauro e la Ristrutturazione del Convento
Era il 1964 quando Alceste Tulli scoprì il Convento di Acqua Premula. Titolare di un’impresa edile Alceste era impegnato nella costruzione dello sbarramento del fiume Vigi. Raggiunto casualmente il parco claustrale e la sorgente dell’acqua Premula e affascinato da tanta meraviglia, pochi mesi dopo acquistò la proprietà del Convento insieme ai fratelli Lino e Angelo.
L’antico complesso, caduto in desolato abbandono, non aveva perduto quel singolare fascino che ancora oggi conserva. I colori dei fiori e delle piante selvatiche, la dolcezza delle colline circostanti e la natura incontaminata rendevano questo luogo magico.La famiglia Tulli recuperò l’inestimabile patrimonio culturale e naturale che il Convento e il territorio custodivano.
Il delicato restauro fu eseguito dall’impresa edile di famiglia a partire dal 1967. L’intervento ha rivelato l’esistenza della cripta e ne ha permesso il recupero. In occasione delle opere di rifacimento del pavimento della chiesa romanica, infatti, vennero rinvenute due lunette di pietra sulle due pareti laterali. Gli archi confluivano in un capitello centrale, probabilmente di architettura longobarda. Scavando perimetralmente, veniva rinvenuto anche il capitello opposto. All’ingresso si trovava una parete di fattura diversa, a muro a sacco; inoltre, ad una quota inferiore, venne individuata l’abside. Queste preziose scoperte suggerirono l’esistenza di qualcosa sotto la chiesa. Così, una volta rinvenuta la quota del pavimento, pian piano la cripta tornò alla luce. Restaurata la pavimentazione e controllate la muratura e le pietre, si realizzò la copertura con archi in conci di pietra bocciardata e volte in cemento armato. Il ricorso a tale materiale voleva segnare il confine fra l’antico ed il moderno.
Anche il chiostro e la cisterna, che raccoglieva le acque meteoriche dei tetti, furono recuperati e conservati.
Altrettanta cura venne riservata all’ambiente e al parco circostante: lo stupendo scenario naturale di fiori e piante autoctone, il restauro delle grandi vasche in cui i frati praticavano l’allevamento ittico, le cascate scenografiche e la valorizzazione della antica sorgente di acqua Premula, oggi conosciuta come acqua oligominerale FONTE TVLLIA.
Il Convento rimase per anni dimora privata della famiglia Tulli, ma pur sempre visitabile, in quanto luogo simbolo del territorio. I noti eventi sismici del 1997 che interessarono parte della regione Umbria e delle Marche, danneggiarono gravemente il Convento, che venne dichiarato inagibile. Particolarmente danneggiate la facciata e la copertura della chiesa; distrutto gran parte del piano primo, prospiciente il chiostro, sede del vecchio dormitorio.
Nel 1998 la Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici dell’Umbria sottopose l’immobile a tutela ex legge 1089/39 per il particolare interesse storico artistico del bene, subordinando ciascun futuro progetto e qualunque genere di intervento al rispetto degli obblighi previsti dalla normativa in vigore sui beni culturali.
Per la seconda volta la famiglia Tulli, nella persona di Pietro, primogenito di Alceste, con determinazione e tanta passione, si dedicò al recupero di un bene così caro non solo alla propria famiglia, ma all’intera comunità̀. I lavori di restauro e di conservazione strutturale del complesso conventuale durarono oltre cinque anni.
Gli eventi sismici provocarono ingenti danni alla volta della chiesa realizzata nel periodo cappuccino, evidenziando così la precedente copertura della chiesa benedettina con capriate in legno. Il restauro ha voluto valorizzare le due distinte epoche e oggi entrambe le opere sono ben visibili. Un accurato intervento di conservazione e di consolidamento strutturale ha interessato anche l’antico campanile a vela. Emozionante il riposizionamento dell’antica campana. Evidenziato anche l’originale ingresso della chiesa romanica e le pareti laterali della stessa. Nella ricostruzione del piano primo vennero rispettate le preesistenti aperture verso l’esterno, sia nel numero che nelle dimensioni; maggiore libertà fu concessa nell’organizzazione della disposizione interna. In ottemperanza ai criteri di costruzione antisimici e nel rispetto del vincolo della Soprintendenza, si preferì il legno ad altri materiali per i solai e per il rifacimento delle coperture con capriate; tiranti con chiavi in acciaio, invece, per il risanamento e il consolidamento delle murature. Infine, coppi antichi per la ristrutturazione del tetto e il rimpiego di tutti i materiali di crollo, ove possibile. Il predetto modello di ricostruzione non solo ha permesso un consistente recupero dello status quo ante del complesso, ma è risultato efficace ed efficiente anche in seguito ai recenti eventi sismici.
Particolare attenzione è stata prestata alle finiture. Gli infissi e le porte, ad esempio, sono stati realizzati da artigiani locali sul modello anticamente presente e rinvenuto all’interno del Convento. Pregevole la conservazione dei quadranti delle tradizionali meridiane a muro nelle pareti esterne del chiostro e dello gnomone di una di queste. Interessante e assolutamente auspicabile il ripristino del loro funzionamento.
Sicuramente degno di nota è poi il ritrovamento fortuito nei materiali di risulta del terremoto del capitello laterale mancante nella cripta, ritenuto disperso ormai da secoli. Il mantenimento dell’originaria fisionomia architettonica e strutturale, a seguito dei consistenti interventi di restauro, consolidamento e conservazione, nonché l’inserimento in un contesto ambientale di particolare valore storico, naturale e paesaggistico, hanno permesso di qualificare la struttura come Residenza d’Epoca. Particolari accorgimenti, inoltre, hanno consentito l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Le Camere, il Ristorante, la SPA e l’immenso giardino del Convento
Dieci camere, ricavate dalle antiche celle dei frati, arredate con semplicità: pareti in pietra, travi in legno a vista, pavimenti in cotto, letti in ferro battuto, mobili d’epoca; in sottofondo solo il gorgoglio dell’acqua e il cinguettio degli uccelli. Ciascuna camera ha il nome di un frate che fu custode dell’antico Convento: Padre Serafino da Monteleone, Padre Nicolò da Sellano, Padre Bonifacio da Ferentillo, Padre Bonaventura da Norcia, Padre Teodoro da Cascia, Padre Pacifico da Visso, Padre Fedele da Campi, Padre Emidio da Abeto, Padre Bernardo da Ussita, Padre Tommaso da Spoleto. All’interno le immagini di questi luoghi meravigliosi della Valnerina.
Nel vecchio refettorio, invece, si trova il ristorante, dove poter riscoprire i sapori autentici della nostra tradizione.
Nel parco è possibile usufruire della piscina esterna ad acqua salata (dotata di riscaldamento solare) della sauna e della mini piscina idromassaggio o divertirsi nel campo da padel nel bosco. Il Convento di Acqua Premula mette a disposizione dei propri ospiti, amanti delle due ruote, delle biciclette elettriche per scoprire sentieri e panorami incantevoli o per raggiungere l’ex ferrovia Spoleto-Norcia.
Il tutto nella splendida cornice della inviolata natura circostante. Dal 2014 il Convento di Acqua Premula – Residenza d’Epoca – offre una accoglienza turistica qualificata, contribuendo allo sviluppo del territorio e alla sua valorizzazione. Dopo cinquanta anni, la villa racchiude ancora tra le sue mura quiete, storia e una tradizione familiare fatta di passione e dedizione. Emanuela e Laura Tulli custodiscono con cura un tesoro che viene dal passato, ma che continua a vivere nel presente.
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